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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu{{padleft:21|3|0]]che di lauro, come delle acque del limpido fonte assai ben nutrito, si era in breve tempo già fatto pastore, e mentre sforzavasi a raccorre foglie di alloro, parea ch’egli cadesse, e poi in paone converso si vedea levare1. Queste cose, e siffatti bei sogni di preganti donne, massime nei primi parti, esser veri io di leggieri crederei; perciocchè, costa, da ottimi autori essere stato scritto e di Dionisio tiranno de la Sicilia, e del nostro Marone tra poeti preclarissimo, e di alcuni altri infine eccellenti uomini, aver veduto egregie cose le loro pregne madri nelle dolce quiete del sonno. Sembrò a la genitrice di Dionisio già incinta, partorire un satirello: consultati gli Arioli, potentissimo, e chiarissimo dover esser lui, risposero. La madre di Virgilio similmente al puerperio vicina, spuntar vedea un ramo di alloro, che cresciuto, e tramutato in maravigliosa specie di albero, poco dopo il rimirava aggrandito, e di varî pomi, e fiori ricolmo; al dimane poi di Marone sgravossi. Sembrando dunque tali cose, e altre di simil fatta, essere state da ottimi autori scritte, non comprendo alcerto, perchè cotai sogni, quasi nello stesso genere di visioni, intorno al nostro poeta sí chiaro, sí celebrato non sol non abbiamo a cre dere come veri, ma sì bene come effettivi oracoli non reputarli per quel che ne conseguì, special mente a chiaro conoscendosi, esserne stato ciò tramandato da qualche grave osservatore dei fatti, e della vita di lui. In questo sí bel modo nato l’in-