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172 CAPO SETTIMO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Dante.djvu{{padleft:182|3|0]]in me: Deh che pensiero è questo, che in così vile modo mi vuol consolare, e non mi lascia quasi altro pensare! Poi si rilevava un altro pensiero, e dicea: Or che tu se’ fatto in tanto tribulamento d’amore perchè non vuoi tu ritrarti da tanta amaritudine? Tu vedi, che questo è uno spiramento, che ne reca li desiri d’amore dinanzi, ed è mosso da così gentil parte come è quella della donna, che tanto pietosa ti si è mostrata[1]„. Certo, chiunque del proprio dolore avesse voluto far pompa, o di sè stesso un eroe d’Amore, non avrebbe posto od immaginato tal fine.

Rivolse Dante secondo il solito questi suoi combattimenti, in varie poesie, delle quali trovansi quattro nella sua narrazione[2] , e due nell’altro libro del Convito. Ma a questo torneremo poi. Intanto giova trarne una narrazione, che compie la presente. “Come per me fu perduto il primo diletto della mia anima, io rimasi di tanta tristizia punto, che alcuno conforto non mi valea. Tuttavia dopo alquanto

  1. Vita nuova p. 67
  2. Vita nuova pp. 64, 65, 66, 68
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