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174 CAPO SETTIMO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Dante.djvu{{padleft:184|3|0]]losofia, che era donna di questi autori, di questi libri, di queste scienze, fosse cosa somma. E immaginava lei fatta come una donna gen- tile; e non la potea immaginare in atto alcuno se non misericordioso, perchè sì volentieri lo senso di vero l’ammirava, che appena lo pottea volgere da quella. E da questo immaginare cominciai ad andar là ov’ella si dimostrava veracemente, cioè nella scuola dei religiosi, e alle disputazioni dei filosofanti; sicchè in piccol tempo, forse di trenta mesi, cominciai tanto a sentire della sua dolcezza, che 'l suo amore cacciava e distruggea ogni altro pensiero[1] „. Serbò Dante memoria nel poema dei due filosofi che gli furono così dolci confortatori; nominando Tullio tra la filosofica famiglia degli antichi che riposano, all’entrata dell’Inferno[2] ; e ponendo poi Boezio nel quarto cielo del Paradiso tra i sommi filosofi, con lode speciale di saper disingannar dalle cose mortali:

124Per veder ogni ben dentro vi gode
  L’anima santa che’l mondo fallace
  Fa manifesto a chi di lei ben ode.

  1. Convit.Tratt. II, c. XIII, p. 102
  2. Inf. IV, 141
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