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e bisogno di parlar alla propria generazione, la quale riconoscente li tramanda ai posteri poi.


Del resto, il malaugurio cominciò a verificarsi presto. Un appressarsi a Monte Accianico dei Bianchi e Ghibellini che tornarono dal soccorso di Forlì, mise sospetto ne’ reggitori di Firenze[1]. Rosso della Tosa, capo della parte popolare addentro, metteva indugi e ostacoli a’ negoziati. Addì 6 maggio, l’esecuzione della pace universale, che solo poteva farsi con ripatriamente e accomunamenti d’uffici, fu commessa al cardinale stesso, e a quattro uomini potenti ma forestieri, e probabilmente lontani; messe Mastino della Torre da Milano, messer Antonio da Fostierato da Lodi, messer Antonio de’ Brusciati da da Brescia, e messe Guidotto de’ Bagni da Bergamo. Certo, non era questo modo da conchiuder nulla. Poi, "i contrarii alla volontà del Papa feciono tanto con false parole, che rimossono il cardinale da Firenze, dicendogli: Monsignore! anzi che andiate più avanti con l’esecuzione della pacie, fateci certi che Pistoia ubbidisca; perchè facendo noi pace, e Pistoia

  1. Dino, p. 511; Vill., p. 402.
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