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serbiate di me più ferma memoria. Ed avendomi porto un libretto, ed io con gratitudine accettatolo in grembo, l’aprii ed in presenza di lui vi affissi gli occhi con affetto. Ed avendo veduto ch’eran volgari le parole, e mostrando in certo modo di maravigliarmi[1] egli mi domandò la cagione di tal sostare. A cui io risposi maravigliarmi di tal qualità di sermone; sia perchè difficile, anzi inimmaginabile mi pareva ch’egli avesse potuto esprimere in volgare un assunto così arduo; sia perchè non conveniente parevami vestir tanta scienza in abito popolare. Secondo ragione tu pensi certamente rispos’egli e quando da principio (mosso forse dal Cielo[2]) il seme infuso germinò a tal proposito, io prescelsi a ciò sua legittima favella.
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