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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Jacopo Durandi.djvu{{padleft:26|3|0]]il quale ebbe la consolazione di sentire, che gli stessi due drammi piacevolissimi per la vaga, e scelta loro composizione, furono cantati sopra i principali teatri di Europa, e che persino in Russia il nome dell’autore ha eccheggiato.

Lasciata la poesia drammatica, solo di quando in quando andava prendendo Durandi la polverosa cetra per cantare lodi d’alti personaggi, o per enunciare memorandi fatti, tra cui havvi il sonetto in morte di Metastasio nell’anno 1782, e quell’altro scritto verso il fine del 1794, diretto all’Italia, in cui ritratta il di lei infelice stato politico[1].

Dalla lettura di alcuni sonetti pieni di melanconia[2], ed in cui deplora la passata vita, pare che il nostro Autore abbia lasciata la coltura delle muse in seguito a

  1. Ved. Edizione degli idilj, e sonetti del 1808.
  2. Ved. la stessa edizione.
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