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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Zecche e monete degli Abruzzi.djvu{{padleft:20|3|0]]di tipo beneventano col nome di san Michele protettore della nazione longobarda, altre rozzissime impresse da un Atenolfo, da un Landolfo e forse anche Landone o Landenolfo, altre su cui leggonsi combinati i nomi di Landolfo e Paldolfo, senza che possa con sicurezza determinarsi a quali principi di quei nomi deggiano ascriversi. E ve n’ha pure di uno de’ due Riccardi conti di Aversa e principi normanni di Capua nella seconda metà del secolo undecimo, nonchè di Roberto I fratello di Riccardo II, o di Roberto II che perdette nel 1150 la signoria toltagli dal duca di Puglia, Ruggeri. Che la zecca capuana, chiusa nel dodicesimo secolo, siasi riattivata nel decimoquinto da Ferdinando I di Aragona, è voce dagli storici ripetuta, ma non suffragata da documento veruno, nè da veruna incontrastabil moneta.
Non parlerò di un enimmatico pezzo di rame, la cui svisata epigrafe parve a taluni indicare la zecca di Taranto[1], nella quale si coniarono bensì nel secolo XIV tornesi di Filippo principe di Acaja col castello di Tours, imitati più tardi dai Monforte di Campobasso; nè della moneta colla effigie del Batista e il nome di Teano, o di quella di un Sergio duca di Sorrento, ambedue incise nelle tavole di Salvatore Fusco[2], ma con sì trascurato disegno che, senz’altro ajuto da quelle tavole in fuori, ogni giudizio potria ritenersi infondato.
Gioverà piuttosto soffermarci alcun poco a Gaeta, la cronologia de’ cui duchi parve, anche a quel prodigio di erudizione che fu il p. Alessandro di Meo, un tessuto di tenebre per così dire fatali[3]. Ciò non di meno, è comprovato da documenti che nel terzo decennio del nono secolo Gaeta aveva i suoi
- ↑ Welzl von Wellenheim, Verzeichniss ec. T. II, P. I, p. 280, n. 3248 e 3249.
- ↑ Salvatore Fusco, Tavole di monete del reame di Napoli e Sicilia, inserite negli Atti dell’Accademia Pontaniana, T. IV, tav. I, n. 8 e 9; tav. IV, n. 8.
- ↑ Di Meo, Apparato cronologico agli Annali del regno di Napoli della mezzana età, Spoleto 1831, pag. 188.