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Passando con pensier per un boschetto,
Donne per quello givan fior cogliendo
Con diletto — Cò’ quel, — cò’ quel — dicendo.
— Eccol, eccol! — Che è? — È fior d’aliso —
5— Va là per le vïole...
Più colà per le rose. Côle, côle —
— Vaghe, amorose! Oimè, che ’l prun mi punge!
Quell’altra — Mè — v’aggiunge.
— Uh, uh! ch’è quel che salta? Un grillo, un grillo!
10— Venite qua, correte:
Raponzoli cogliete — Eh, non son essi —
— Sì son — Colei, o colei? —
— Vien qua, vien qua per funghi un micolino —
— Più colà, più colà per sermollino —
15— Noi starem troppo, che ’l tempo si turba:
Ve’ che balena e tuona.
E m’indovino che vespero suona —
— Paurosa! non è egli ancor nona.
Odi, odi: è l’usignuol che canta:
20Più bel ve’, più bel ve’ —
— I’ sento non so che —
— O dove è? dove è? — In quel cespuglio. —
Tocca, picchia, ritocca:
Mentre che ’l busso cresce,
25Et una serpe n’esce.
— Oimè trista! oimè lassa! oimè, oimè! —
Gridan fuggendo di paura piene.
Ed ecco che una folta pioggia viene.
Timidetta già l’una all’altra urtando
30E stridendo s’avanza, via fuggendo:
E gridando, qual sdrucciola, qual cade,
Qual si punge lo piede,
Per caso l’una appone lo ginocchio
Là ’ve reggea lo frettoloso piede:
35E la mano e la vesta
Questa di fango lorda ne diviene,
Quella è di più calpesta:
Tal ciò c’ha colto lassa e tal percuote,
Nè più si prezza e pel bosco si spande.
40De’ fiori a terra vanno le ghirlande:
Nè si sdimette pur unquanco il corso.
In cotal foggia e ripetute note,
Tiensi beata chi più correr puote.
Sì fiso stetti il dì ch’io le mirai,
45Ch’i’ non m’avvidi, e tutto mi bagnai.
(Riconfrontata e corretta su le quattro lezioni che ne danno l’Atanagi nel lib. II delle Rime di diversi nobili poeti toscani (Venezia, Avanzo, 1565); il Perticari, Difesa di Dante, p. II. c. XXVII; il Trucchi,
Poesie inedite, vol. II; l’ediz. lucchese delle Rime di Franco, 1853.)