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CVI.
Il mondo a quelle cose che altrimenti gli converrebbe ammirare ride; e biasima, come la volpe d’Esopo, quelle che invidia. Una gran passione d’amore, con grandi consolazioni di grandi travagli, è invidiata universalmente; e perciò biasimata con piú calore. Una consuetudine generosa, un’azione eroica, dovrebb’essere ammirata: ma gli uomini se ammirassero, specialmente negli uguali, si crederebbero umiliati; e perciò, in cambio d’ammirare, ridono. Questa cosa va tanto oltre, che nella vita comune è necessario dissimulare con piú diligenza la nobiltá dell’operare, che la viltá: perché la viltá è di tutti, e però almeno è perdonata; la nobiltá è contro l’usanza, e pare che indichi presunzione, o che da sé richiegga lode; la quale il pubblico, e massime i conoscenti, non amano di dare con sinceritá.