< Pensieri (Leopardi)
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XCI XCIII

XCII.

Dice Giangiacomo Rousseau che la vera cortesia de’ modi consiste in un abito di mostrarsi benevolo. Questa cortesia forse ti preserva dall’odio, ma non ti acquista amore, se non di quei pochissimi ai quali l’altrui benevolenza è stimolo a corrispondere. Chi vuole, per quanto possono le maniere, farsi gli uomini amici, anzi amanti, dimostri di stimarli. Come il disprezzo offende e spiace piú che l’odio, cosí la stima è piú dolce che la benevolenza; e generalmente gli uomini hanno maggior cura, o certo maggior desiderio, d’essere pregiati che amati. Le dimostrazioni di stima, vere o false (che in tutti i modi trovano fede in chi le riceve), ottengono gratitudine quasi sempre: e molti che non alzerebbero il dito in servigio di chi gli ama veramente, si gitteranno ad ardere per chi fará vista di apprezzarli. Tali dimostrazioni sono ancora potentissime a riconciliare gli offesi, perché pare che la natura non ci consenta di avere in odio una persona che dica di stimarci. Laddove, non solo è possibile, ma veggiamo spessissime volte gli uomini odiare e fuggire chi gli ama, anzi chi li benefica. Che se l’arte di cattivare gli animi nella conversazione consiste in fare che gli altri si partano da noi piú contenti di sé medesimi che non vennero, è chiaro che i segni di stima saranno piú valevoli ad acquistare gli uomini, che quelli di benevolenza. E quanto meno la stima sará dovuta, piú sará efficace il dimostrarla. Coloro che hanno l’abito della gentilezza ch’io dico, sono poco meno che corteggiati in ogni luogo dove si trovano; correndo a gara gli uomini, come volano le mosche al mele, a quella dolcezza del credere di vedersi stimati. E per lo piú questi tali sono lodatissimi: perché dalle lodi che essi, conversando, porgono a ciascuno, nasce un gran concento delle lodi che tutti danno a loro, parte per riconoscenza, e parte perché è dell’interesse nostro che siano lodati e stimati quelli che ci stimano. In tal maniera gli uomini senza avvedersene, e ciascuno forse contro la volontá sua, mediante il loro accordo in celebrare queste tali persone, le innalzano nella societá molto di sopra a sé medesimi, ai quali esse continuamente accennano di tenersi inferiori.

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