< Pensieri (Leopardi)
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XCII XCIV

XCIII.

Molti, anzi quasi tutti gli uomini che da sé medesimi e dai conoscenti si credono stimati nella societá, non hanno altra stima che quella di una particolar compagnia, o di una classe, o di una qualitá di persone, alla quale appartengono e nella quale vivono. L’uomo di lettere, che si crede famoso e rispettato nel mondo, si trova o lasciato da un canto o schernito ogni volta che si abbatte in compagnie di genti frivole, del qual genere sono tre quarti del mondo. Il giovane galante, festeggiato dalle donne e dai pari suoi, resta negletto e confuso nella societá degli uomini d’affari. Il cortigiano, che i suoi compagni e i dipendenti colmeranno di cerimonie, sará mostrato con riso o fuggito dalle persone di bel tempo. Conchiudo che, a parlar proprio, l’uomo non può sperare, e quindi non dèe voler conseguire la stima, come si dice, della societá, ma di qualche numero di persone; e dagli altri, contentarsi di essere, quando ignorato affatto, e quando, piú o meno, disprezzato; poiché questa sorte non si può schivare.

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