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XI.
Troppi giornali si vanno oggi scrivendo e troppe forze si sprecano in codesto cotidiano stillicidio di cervelli e di cuori giovanili. E giovassero almeno a tenere uniti in un pensiero gli amici, a mutare o debellare gli avversari! Al contrario, a me sembra che essi, oltre il distogliere li animi dagli studi e dai costanti propositi che si maturano spesso nella solitudine, fra gli amici alimentano gare ed invidie che degenerano in pettegolezzi; e aizzando col vituperio le ire e gli odi dei nemici, questi rendono più forti e più tenaci nelle opinioni loro.
Mezzi d’intendersi e di propagar le idee e i sentimenti propri non mancavano in tempi di nessuna libertà; ora questi mezzi abbondano e, appunto per esser soverchi, hanno perduto ogni loro efficacia; e le più alte questioni di libertà, d’indipendenza e di onore nazionale e che so io, diventano argomento di esercitazioni accademiche su per le gazzette, le quali, o si restringono nel campo della tesi generale, e allora non son temute da chi dovrebbe; o minacciano di portare la questione nel campo dei fatti, e allora sono sequestrate.
Nel primo caso lasciano il tempo che trovano; nel secondo fanno più male che bene alla causa della libertà.
Secondo me, i giovani che amino davvero la patria dovrebbero anzitutto intendere a fornirsi la mente di una seria e profonda cultura, ad alimentare nell’animo il fuoco di quegli ideali senza cui non sarà mai grandezza vera d’individui e di popoli, giacchè mancanza d’ideale significa mancanza di carattere.
La cultura della mente e la nobiltà dell’animo affratellano le generazioni contro tutto ciò che s’oppone al conseguimento dei nobili fini della vita; e quando l’ora è venuta, esse si trovano concordi sul campo e molto più uniti e più forti che se vi si fossero apparecchiati questionando, armeggiando e chiacchierando per anni su per i giornali.