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XXIV.

dicembre 1908.

Tutti gli amici della libertà dovrebbero lavorare per la lega dei popoli latini, la quale sarebbe il primo passo verso l’unione degli stati liberi d’Europa, preconizzata dal Mazzini e da V. Hugo. La prima voce dovrebbe muovere dalla Francia la cui repubblica, insanguinata dal Thiers e inzaccherata dai Panamisti, s’è riabilitata agli occhi della civiltà per due fatti di grande importanza: il processo Dreyfus e la disfatta del clero settario e sanguinario. Una repubblica, che mette in repentaglio la propria esistenza per l’onore e la libertà di un cittadino, mostra di sapere che la giustizia è la pietra fondamentale di uno Stato. La legge contro le congregazioni religiose, bandita ed applicata con napoleonica celerità, mostra che nessuna giustizia e nessuna riforma è possibile in uno stato ove il prete può liberamente congiurare contro la libertà. Finchè la giustizia è conculcata e il clero lasciato indisturbato, anzi favorito, come vergognosamente avviene in Italia, la pace dei popoli è un sogno, i congressi per la pace una irrisione, le conferenze dell’Aja, promosse da un manigoldo, un insulto! Finchè ci saranno papi ed imperatori, che vivono d’inganni e di violenze e di sangue, non isperino mai i popoli il regno della giustizia, della pace, della fratellanza del genere umano.

O misero ingannato ignaro armento,
Tradito sempre e ravveduto mai,
Dopo molto di mali esperimento,
Ch’essi son tuoi nemici ancor non sai?
Ch’ogni loro promessa è un tradimento?
Che in te stesso e in te solo a fidar hai?
E, in chi ti opprime e tuo campion si vanta,
Sol patto è l’ira e la vendetta è santa?

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