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A Eugenia giovinetta di quattordici anni Galoppo notturno
Questo testo fa parte della raccolta VI. Dai 'Nuovi canti'

II

PENSIERO MALINCONICO

Mi chiedesti, o bella oppressa,
una nota ilei mio canto.
Tel promisi, e la promessa
si fa sacra ai di del pianto.
5E l’afflitta fantasia
m’inspirò quest’armonia.
Come l’onda incalza l’onda
per le curve della riva,
l’etá mesta e la gioconda
10sui mortali è fuggitiva.
E ci lascia un segno appena,
come l’orma sull’arena.
La bellezza è fior gentile,
è la rosa a Dio rapita,
15che diffonde un breve aprile
lungo il verno della vita,
ma nell’aura del dolore
si consuma il divin fiore...

Un alloro han dato i cieli
20a chi vince un’ardua mèta.
Ma Io strappano i crudeli
dalla fronte del poeta,
o lo spargono ili brine,
o v’intrecciano le spine.
25Nella casa del potente
brillan ori e perle e drappi;
move il piè la danza ardente,
il piacer corona i nappi.
Ma la Noia antica e smorta
30batte presto a la sua porta.
Le speranze un lenimento
danno allaspre umane croci.
Ma sorridono un momento,
poi si pèrdono veloci,
35come i giochi irrequieti
che fa il sol sulle pareti.
Sol conforto nel viaggio
della stirpe fulminata
è il pietoso e bianco raggio
40d una fronte innamorata,
ilue begli occhi ed un crin nero
vagheggiati nel mistero.
Mi chiedesti, o bella oppressa,
una nota ilei mio canto.
45Tel promisi, e la promessa
io mantenni ai di del pianto.
E l’afflitta fantasia
m’inspirò quest’armonia.

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