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In sacro tempio, ove divota schiera Su quel margo mirai donna, anzi dea
Questo testo fa parte della raccolta Paolo Zazzaroni

VII

LA SIGNORA E L’ANCELLA

     Per doppio incendio mio m’offre fortuna,
entro un albergo sol, serva e signora
d’egual beltá; se non ch’a questa indora
natura il capo e a quella il crin imbruna.
     L’una rassembra il Sol, l’altra la luna,
o questa l’alba appar, quella l’aurora;
arde l’una per me, l’altra m’adora,
e d’ambo io sento al cor fiamma importuna.
     Misero, che farò? dovrò fors’io
sprezzar l’ancella? a la bramata sorte
chi scorta mi fia poi de l’idol mio?
     Ah, ch’ambe io seguirò costante e forte;
e se ’l destino arride al bel desio,
o l’una amica o l’altra avrò consorte.

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