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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
PER UN PUNTO ER TERNO.
So’ stato un matto immezzo der ciarvello!
Meriterebbe un carcio ar perzichino.
Pe’ ffà er terno cór dua der girarello,1
4Nun ho scartato er tre der Cappuccino?!2
Cuanno ch’ho vvisto chiude er butteghino3
E attaccà l’astrazzione a lo sportello,
Ho bbuttato pe’ tterra er barettino
8Drent’a la fanga co’ tutt’er cappello.
Tre ccom’un razzo prim’estratto, eh Checco?!
Mill’ottoscento scudi per un pelo!,
Ché cce bbuttai tre ggiuli e mmezzo a ssecco.4
12Eppuro er frate, arzanno er grugno ar celo,
Disse in ner damme er tre: “Ccquesto cqui, ecco,
Disce la verità ppiù der Vangelo.„
28 gennaio 1832.
- ↑ Disco orizzontale, simile ad un quadrante, la cui lancetta in bilico, arrestandosi dopo un impulso, indica uno dei novanta numeri. Una delle varie specie di sorti alle quali ricorrono i dilettanti del lotto.
- ↑ I cappuccini godono molta riputazione di prescienza numerica.
- ↑ Prenditoria de’ Lotti, il cui ministro ne chiude la porta appena giunta la notizia della estrazione, che espone alla pubblica vista fuori di uno sportello, praticato nella parete superiore delle botteghe di Roma, per dar luce all’interno allorchè sono serrate.
- ↑ Quello è il giuoco a secco, in cui il giuocatore, per ottenere un premio più forte in caso di vincita di terno, promette di rifiutar quella dell’ambo.
Note
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