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Questo testo fa parte della raccolta Rime (Cino da Pistoia)


     Perchè nel tempo rio
Dimoro tutta via aspettando peggio,
Non so com’io mi deggio
Mai consolar, se non m’aiuta Dio
5Per la morte ch’io cheggio
A lui che vegna nel soccorso mio,
Ch’e’ miseri, com’io,
Sempre disdegna, com’or provo e veggio.
Non mi vo’ lamentar di chi ciò face,
10Perch’io aspetto pace
Da lei su ’l punto dello mio finire;
Ch’io le credo servire,
Lasso, così morendo,
Poi le disservo e dspiaccio vivendo.
     15Deh or m’avesse Amore,
Prima ch’io ’l vidi, immantenente morto,

Che per biasmo del torto
Avrebbe a lei et a me fatto onore!
Tanta vergogna porto
20Della mia vita che testè non more,
Ch’è peggio del dolore
Nel qual d’amar la gente disconforto;
Chè una cosa è l’Amore e la Ventura,
Che soverchian natura,
25L’un per usanza e laltra per sua forza;
Sì ch’io vo’ per men male
Morir contro alla voglia naturale.
     Questa mia voglia fera
È tanto forte, che spesse fïate
30Per l’altrui potestate
Darìa al mio cor la morte più leggiera:
Ma, lasso!, per pietate
Dell’anima mia trista, che non pêra
E torni a Dio qual’era,
35Ella non muor, ma vive in gravitate;
Ancor ch’io non mi creda già potere
Finalmente tenere
Che a ciò per soverchianza non mi mova
Misericordia nova:
40Ma avrà forse mercede
Allor di me il signor che questo vede.
     Canzon mia, tu starai dunque qui meco
A ciò ch’io pianga teco:
Ch’io non so dove tu ti possa andare,
45Ch’appo lo mio penare
Ciaschedun altro ha gioia:
Non vo’ che vadi altrui facendo noia.

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