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Questo testo fa parte della raccolta Giuseppe Artale
VI
LA PULCE
Picciola instabil macchia, ecco, vivente
in sen d’argento alimentare e grato,
e posa ove il Sol fisso è geminato
breve un’ombra palpabile e pungente.
Lieve d’ebeno star fèra mordente
fra nevosi sentier veggio in agguato,
e un antipodo nero abbrevïato
d’un picciol mondo e quasi niente un ente.
Pulce, volatil neo d’almo candore,
che indivisibil corpo hai per ischermo,
fatto etiopo un atomo d’amore;
tu sei di questo cor lasso ed infermo
per far prolisso il duol, lungo il languore,
de’ perïodi miei punto non fermo.
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