Questo testo è completo. |
◄ | Don Josè XIII | Don Josè XV | ► |
Dopo tanti anni la rividi, oh quanto
Diversa ! Quella sua fulva, selvaggia
Chioma, che stretto avea con serpentine
Spire il mio cor, fatta era grigia, e come
5Nebbia su’ greppi d’ una brulla rupe,
Le sue tempie lambiva in preda al vento.
Quel sopracciglio suo, che folto e bruno,
Al furiar d’un improvviso sdegno,
Uniasi all’altro, e fra l’eburnea fronte
10E il fiammeggiar dei grandi occhi segnava
Una torbida striscia, onde più bello
Nel suo fiero pallor faceasi il volto,
Quel sopracciglio era spianato, e quasi
Stanco di raggrottarsi agl’improvvisi
15Moti de la vorace anima, inerte
Stendeasi come lento arco, che tutti
Lanciò i suoi dardi e in polveroso oblio
A una vecchia parete immobil pende.
E le labbra, oh le labbra, a cui nell’alto
20Abbandono di me tutto a ber diedi
Il più puro licor de la mia vita ;
Quelle labbra sì belle anco nel pianto,
Che nello sdegno, nel piacer, nell’ira
Avean tremiti arcani, e da cui tanta
25Spirava aura di canti e di malìe :
Incantatrici labbra, ove ahi sì spesso
La bugia turpe o il meditato oltraggio
Toni usurpava di gentil fierezza,
Vezzi assumea di verginal candore,
30Nappo vuoto or parean, che in geniali
Banchetti prodigato avea l’ebrezza
Al pensiero dell’uomo, e poi caduto
Di mano in man nell’umile bacheca
D’un rigattiere ebreo, la liberale
35Bizzarria d’un Inglese indarno aspetta.
Rassegnata al dolore, alla vecchiezza,
Alla morte mi parve. Era un tramonto
D’autunno, e pe’ viali ampi del bosco,
Odorati di musco e di languenti
40Foglie (oh dolce stagione, a cui da tanto
Fascino il senso del morir vicino !)
In allegre brigate, in rilucenti
Cocchj ondeggiava la citta, rapita
Un’ora, forse, alle diurne cure.
45Passar la vidi senz’alcun rimpianto,
Senza un sospir. Ma quando al sole opposto
La rosea, vaporosa ombra sua vidi
Allungarsi al mio piede, e lentamente
Confondersi con altre ombre e sparire ;
50Quando pensai che dietro a quella umana
Ombra io sfiorato avea le piu superbe
Rose della mia vita, un sentimento,
Non so se d’ira o di pietà, m’invase
Tutto, a un punto; contrassi ad un amaro
55Ghigno le labbra, ma fra le contratte
Labbra insieme sentii, non meno amara,
Insinuarsi una cocente stilla .