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Luigi Carrer - Poesie (XIX secolo)
Ballate - La Sposa dell'Adriatico
Ballate - La Cappella degl'innocenti Ballate - La Fuga

LA SPOSA DELL’ADRIATICO 1.




Taccia il sonito giocondo
Per le azzurre vie del mar,
Tra gli scogli ov’io m’ascondo
Nudo spirto a sospirar.

5Date a me l’anello aurato,
Che dal pianto io cesserò,
E lo sposo a me giurato
In silenzio aspetterò.

D’altra mai non fia consorte
10Chi mi diede la sua fè;
Sua mi disse, e dopo morte
Io l’attendo a star con me.

Molle talamo di spuma
Apparecchio per quel dì,
15E il desio che mi consuma
Ingannando vo cosi.

Quando, giunto al passo estremo,
Il mio sposo a me verrà,
Dello speco dove gemo
20Sul confin mi troverà.

Di conchiglie al petto e al crine
Due monili avvolgerò,
E di verdi alghe marine
Una zona ai fianchi avrò.

25Mi vedrà l’anello in dito
Ch’ei lanciò dal seggio d’ôr,
E ch’io tenni custodito
Anni ed anni presso il cor.

— Lo conosci quest’anello,
30Che da me non mai partì? —
Lo conosco, egli è pur quello
Ch’io ti porsi in lieto dì.

Ma sei fredda e scolorita! —
L’onda, o caro, tal mi fe;
35Tu fra i gaudii della vita,
Io qui ognor pensando a te. —

Sposa mia, che fida tanto
Attendesti il mio venir,
Ecco alfin ti sono a canto.
40Più non vo da te partir.

Scorrerò quest’onde teco
Quanto il giorno durerà,
E il silenzio del tuo speco
I miei sonni accoglierà.

45Indivisi a tutte l’ore,
Sempre nuovi nel desir,
Sul mar nato il nostro amore
Sol col mar potrà finir.

  1. Un gentiluomo veneziano amoreggiò una fanciulla, che, non potendo essergli sposa, morì annegata. Il gentiluomo non volle altra moglie; e, fatto doge, si dichiarò sposo del mare: donde l’origine della festa dell’Ascensione. Gli storici la riferiscono ad altro fatto.

Note

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