< Poesie (Savonarola)
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XXIII. Canzona ad divam Katarinam Bononiensem.
XXII. XXIV.

XXIII.


CANZONA


ad divam Katarinam Bononiensem.


Anima bella, che le membra sante,
     Salendo al ciel, abbandonasti in terra,
     Per far fede fra noi dell’altra vita;
     Or ch’è fornita pur la lunga guerra,
     Ove giammai non fusti isbigottita,
     Nè mai voltasti al Sposo tuo le piante,
     Sei gita a lui davante
     Col cor pudico e con la mente pura,
     Per trionfar della tua gran vittoria,
     In sempiterna gloria,
     Fuor di quest’aspra e cieca vita dura,
     Là dove ormai con Cristo sei secura.

Il sacro corpo ben dimostra quanto
     Esaltata t’ha Iddio nell’alto cielo;
     E la virtute che fra noi si vede,
     Spirto gentil, esempio al mondo felo,
     Fiamma celeste alle coscienze frede,
     E degli afflitti o refrigerio santo!

     Chi con devoto pianto
     A te s’inchina, Vergine beata,
     Sciolto riman da mille pensier frali:
     Perchè quanto tu vali
     Dinanzi a Cristo, o sposa coronata,
     Il ciel il vede e ’l mondo ove sei nata.
 
Da mille parti sol per fama core
     Diverse genti a rimirar le membra,
     Che, essendo spente, par che viva ancora,
     E del suo spirto par che si rimembra.
     Ogn’uomo il vede, quivi ogn’uom l’adora,
     E pien di maraviglia gli fa onore.
     Deh! qual selvaggio core
     Non lagrimasse forte di dolcezza,
     Vedendo l’opre sante e l’umil viso?
     Se adunque è un paradiso
     II corpo al mondo, e tanto qui si prezza,
     Che fia a veder di spirto la bellezza?
 
O felice alma, che giammai non torse
     II santo piè dal dritto suo cammino,
     Sempre sprezzando quel che ’l mondo brama.
     .      .      .      .      .      .      .      .      .      .      .      .



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