< Poesie milanesi < VI - Sonetti
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61. (-1816).

Coss’evela la manna ch’el Signor
El fava pioeuv del elei per i soeu Ebrej?
L’èva on cerio compost d’ogni savor
Faa a boccon press a pocch come i tortej .

Sti savor se postáven de per lor
In di bocch a mesura di so idej:
Voreven figattej....2 puj....3 cavolfior?...
Mangiaven cavolfior, puj, figattej.

Pur gh’han avuu anmò faccia, sti canaj,
De digh a nost Signor che n’even sacc4;
E lu, al de lá de bon, mándegh di quaj!5

Se seva mi el Signor, stampononazza!
Ghe voreva fa pioeuv in sul mostacc
Ona manna de stronz longh quatter brazza.

  1. Al Porta offre argomento per questa invettiva contro gli ebrei, quanto di loro leggesi nella Bibbia che lamentaronsi anche di Dio, ancorché avesse sovvenuto al loro sostentamento, mandando nugoli di quaglie e la manna, che durante i quarant’anni di vita nomade nel deserto, non cessò di piovere dal cielo per nutrirli: cibo che al dire del sacro scrittore era ’un pane bell’e (atto.... contenente in sé ogni delizia ed ogni soave sapore*. (Sap., XVI, 20).
  2. figatej: fegatelli.
  3. puj: polli.
  4. sacc: satolli, sazi.
  5. quaj: quaglie. Per la veritii storica osserveremo che, nella narrazione biblica le quaglie precedettero la pioggia della manna. (E$oJo, cap. XVI).


Note

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