Questo testo è stato riletto e controllato.

XXXIII1


Poichè narrò la mal sofferta offesa
     Lucrezia al fido stuol ch’avea d’intorno,
     E col suo sangue di bell’ira accesa
     Lavò la non sua colpa e il proprio scorno:
5Sorse vendetta, e nella gran contesa
     Fugò i Superbi dal regal soggiorno
     E il giorno, o Roma, di sì bell’impresa
     Fu di tua servitù l’ultimo giorno.
Bruto ebbe allora eccelse lodi e grate:
     10Ma più si denno alla feminea gonna,
     Per grand’opra inusitata e nuova:
Che il ferro acquistator di libertate
     Fu la prima a snudar l’inclita donna,
     Col farne in se la memorabil prova.

  1. Lugrezia.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.