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LVII
LVI LVIII



LVII.


AD UNA GIOVANETTA CIECA


 
O
H, non dolerti, no, bella infelice,

Se veder non t’è dato il nostro mondo:
Così bello non è, così giocondo,
4Povera cieca, come il cor ti dice!

    Tu la bestialità fornicatrice
Ghignar non vedi agli occhi nostri in fondo;
A te il desio brutal, l’istinto immondo,
8La nostra infamia a te veder non lice.

    Scorda i fantasmi che la mente sogna
E il perduto veder di che ti duole:
11La beltà cui tu credi è una menzogna.

    Tra l’erba verde e le fiorite aiuole
Trascina il rospo vil la sua vergogna;
14Beati gli occhi che son chiusi al sole.


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