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LXIX LXXI



Et rose elle a vecu ce que vivent les roses,
L’espace d’un matin.
Malherbe.
 
A

MICO mio, tra le viltà pompose
Di questa rea Babel, traggo la vita
Disutile, tediata, imbecillita,
4Maledicendo gli uomini e le cose.

    Amico mio se il fato in me ripose
Qualche forza d’ingegno, or m’è fuggita:
La giovinezza mia giace sfiorita,
8Giace e visse un mattin come le rose.

    Invan tu parli a questo cor mio gramo
Chiuso alle gioie ormai, chiuso alle pene;
11Non credo più, non spero più, non amo,

    E, dolorando, il primo nostro bene
Amore, amore ne’ miei sogni chiamo...
14Guarda! Invece d’amor la morte viene!

Napoli 1872.


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