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LXXV.


MENDICA


 
M

ENTRE, la ricca imbandigion levata,
         Tranquillo io me ne uscia,
Vidi una fanciulletta inginocchiata
4 Nel fango della via.

Colle vesti cadenti a brano a brano,
         Pallida e macilente,
Implorava col pianto e colla mano
8 La pietà della gente.

In grembo le gittai qualche moneta
         E dissi: ― « o poveretta,
Torna alla madre tua che forse inquieta
12 Per te piange e t’aspetta.



Tremulo e mesto errar vidi un sorriso
         Sulla sua bocca smorta
E al ciel volgendo lo stremato viso
16 Disse: ― mia madre è morta. »

Disse: ― mia madre è morta: io son digiuna
         E la stagione è cruda.
In terra a me non pensa anima alcuna:
20 Sono orfanella e ignuda. »

Io sentii che talvolta ancor bisogna
         Pianger dell’infelice
E innanzi alla miseria ebbi vergogna
24 D’esser quasi felice.




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