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IL CIECO
Chi l’udì prima piangere? Fu l’alba.
Egli piangeva; e, per udirlo, ascese
3qualche ramarro per una vitalba.
E stettero, per breve ora, sospese
su quel capo due grandi aquile fosche.
6Presso era un cane, con le zampe tese
all’aria, morto; tra un ronzìo di mosche.
“Donde venni non so; nè dove io vada
saper m’è dato. Il filo del pensiero
10che mi reggeva, per la cieca strada,
da voci a voci, dal dì nero al nero
tacer notturno (m’addormii; sognai:
13vedevo in sogno che vedevo il vero:
desto, più non lo so, nè saprò mai...);
nel chiaro sonno, in mezzo a un rombo d’api,
si ruppe il tenue filo. E poi che gli occhi
17apersi, cerco i due penduli capi
in vano. Mi levai sopra i ginocchi,
mi levai su’ due piedi. E l’aria invano
20nera palpo, e la terra anche, s’io tocchi
pure il guinzaglio, cui lasciò la mano
addormentata. Oh! non credo io che dorma
la mia guida, e con lieve squittir segua
24nel chiaro sonno il lieve odor d’un’orma!
Egli è fuggito; è vano che l’insegua
per l’ombra il suono delle mie parole!
27Oh! la lunga ombra che non mai dilegua
per la sempre aspettata alba d’un sole,
che di là brilla! Vano il grido, vano
il pianto. Io sono il solo dei viventi,
31lontano a tutti ed anche a me lontano.
Io so che in alto scivolano i venti,
e vanno e vanno senza trovar l’eco,
34a cui frangere al fine i miei lamenti;
a cui portare il murmure del cieco...
Ma forse uno m’ascolta; uno mi vede,
invisibile. Sé dentro sé cela.
38Sogghigni? piangi? m’ami? odii? Siede
in faccia a me. Chi che tu sia, rivela
chi sei: dimmi se il cuor ti si compiace
41o si compiange della mia querela!
Egli mi guarda immobilmente, e tace.
O forse una mi vede, una m’ascolta,
invisibile. È grande, orrida: il vento
45le va fremendo tra la chioma folta.
Siede e mi guarda. O tu che ignoro e sento,
dimmi se guerra hai tu negli occhi o pace!
48dimmi ove sono! Ed essa è là, col mento
sopra la palma, che mi guarda, e tace.
Chi che tu sia, che non vedo io, che vedi
me, parla dunque: dove sono? Io voglio
52cansar l’abisso che mi sento ai piedi...
di fronte? a tergo? Parlami. Il gorgoglio
n’odo incessante; e d’ogni intorno pare
55che venga; ed io qui sto, come uno scoglio,
tra un nero immenso fluttuar di mare„
Così piangeva: e l’aurea sera nelle
rughe gli ardea del viso; e la rugiada
59sopra il suo capo piovvero le stelle.
Ed egli stava, irresoluto, a bada
del nullo abisso, e gli occhi intorno, pieni
62d’oblio, volgeva; fin ch’— io so la strada —
una, la Morte, gli sussurrò ― vieni! —