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Italy - Canto primo
Italy Italy - Canto secondo

CANTO PRIMO


i


A Caprona, una sera di febbraio,
gente veniva, ed era già per l’erta,
3veniva su da Cincinnati, Ohio.

La strada, con quel tempo, era deserta.
Pioveva, prima adagio, ora a dirotto,
6tamburellando su l’ombrella aperta.

La Ghita e Beppe di Taddeo lì sotto
erano, sotto la cerata ombrella
9del padre: una ragazza, un giovinotto.

E c’era anche una bimba malatella,
in collo a Beppe e di su la sua spalla
12mesceva giù le bionde lunghe anella.

Figlia d’un altro figlio, era una talla
del ceppo vecchio nata là: Maria:
15d’ott’anni: aveva il peso d’una galla.

Ai ritornanti per la lunga via,
già vicini all’antico focolare,
18la lor chiesa sonò l’Avemaria.


Erano stanchi! avean passato il mare!
Appena appena tra la pioggia e il vento
21l’udiron essi or sì or no sonare.

Maria cullata dall’andar su lento
sembrava quasi abbandonarsi al sonno,
24sotto l’ombrella. Fradicio e contento

veniva piano dietro tutti il nonno.


ii


Salivano, ora tutti dietro il nonno,
la scala rotta. Il vecchio Lupo in basso
28non abbaiò; scodinzolò tra il sonno.

E tentennò sotto il lor piede il sasso
d’avanti l’uscio. C’era sempre stato
31presso la soglia, per aiuto al passo.

E l’uscio, come sempre, era accallato.
Lì dentro, buio come a chiuder gli occhi.
34Ed era buia la cucina allato.

La mamma? Forse scesa per due ciocchi...
forse in capanna a mòlgere... No, era
37al focolare sopra i due ginocchi.

Avea pulito greppia e rastrelliera;
ora, accendeva... Udì sonare fioco:
40era in ginocchio, disse la preghiera.


Appariva nel buio a poco a poco.
“Mamma, perchè non v’accendete il lume?
43Mamma, perchè non v’accendete il fuoco?„

“Gesù! Chè ho fatto tardi col rosume...„
E negli stecchi ella soffiò, mezzo arsi;
46e le sue rughe apparvero al barlume.

E raccattava, senza ancor voltarsi,
tutta sgomenta, avanti a sè, la mamma,
49brocche, fuscelli, canapugli, sparsi

sul focolare. E si levò la fiamma.


iii


E i figli la rividero alla fiamma
del focolare, curva, sfatta, smunta.
53“Ma siete trista! siete trista, o mamma!„

Ed accostando a gli occhi, essa, la punta
del pennelletto con un fil di voce:
56“E il Cecco è fiero? E come va l’Assunta?„

“Ma voi! Ma voi!„ “Là là, con la mia croce„
I muri grezzi apparvero col banco
59vecchio e la vecchia tavola di noce.

Di nuovo, un moro, con non altro bianco
che gli occhi e i denti, era incollato al muro,
62la lenza a spalla ed una mano al fianco:


roba di là. Tutto era vecchio, scuro.
S’udiva il soffio delle vacche, e il sito
65della capanna empiva l’abituro.

Beppe sedè col capo indolenzito
tra le due mani. La bambina bionda
68ora ammiccava qua e là col dito.

Parlava; e la sua nonna, tremebonda,
stava a sentire, e poi dicea: “Non pare
71un luì quando canta tra la fronda?„

Parlava la sua lingua d’oltremare:
...a chicken-house„ “un piccolo luì...„
74...for mice and rats„ “che goda a cinguettare,

zi zi„ “Bad country, Ioe, your Italy!


iv


Italy, penso, se la prese a male.
Maria, la notte (era la Candelora),
78sentì dei tonfi come per le scale...

tre quattro carri rotolarono... Ora
vedea, la bimba, ciò che n’era scorso!
81the snow! la neve, a cui splendea l’aurora.

Un gran lenzuolo ricopriva il torso
dell’Omo-morto. Nel silenzio intorno
84parea che singhiozzasse il Rio dell’Orso.


Parea che un carro, allo sbianchir del giorno
ridiscendesse l’erta con un lazzo
87cigolìo. Non un carro, era uno storno,

uno stornello in cima del Palazzo
abbandonato, che credea che fosse
90marzo, e strideva: marzo, un sole e un guazzo!

Maria guardava. Due rosette rosse
aveva, aveva lagrime lontane
93negli occhi, un colpo ad or ad or di tosse.

La nonna intanto ripetea: “Stamane
fa freddo!„ Un bianco borracciol consunto
96mettea sul desco ed affettava il pane.

Pane di casa e latte appena munto.
Dicea: “Bimbina, state al fuoco: nieva!
99Nieva!„ E qui Beppe soggiungea compunto:

Poor Molly! Qui non trovi il pai con fleva!„


v


Oh! No: non c’era lì nè pieflavour
nè tutto il resto. Ruppe in un gran pianto:
104Ioe, what means nieva? Never? Never? Never?

Oh! no: starebbe in Italy sin tanto
ch’ella guarisse: one month or two, poor Molly!
107E Ioe godrebbe questo po’ di scianto.


Mugliava il vento che scendea dai colli
bianchi di neve. Ella mangiò, poi muta
110fissò la fiamma con gli occhioni molli.

Venne, sapendo della lor venuta,
gente, e qualcosa rispondeva a tutti
113Ioe, grave: "Oh yes, è fiero... vi saluta...

molti bisini, oh yes... No, tiene un frutti-
stendo... Oh yes, vende checche, candi, scrima...
115Conta moneta! Può campar coi frutti...

Il baschetto non rende come prima...
Yes, un salone, che ci ha tanti bordi...
118Yes, l’ho rivisto nel pigliar la stima..."

Il tramontano discendea con sordi
brontoli. Ognuno si godeva i cari
121ricordi, cari ma perchè ricordi:

quando sbarcati dagli ignoti mari
scorrean le terre ignote con un grido
124straniero in bocca, a guadagnar danari

per farsi un campo, per rifarsi un nido...


vi


Un campettino da vangare, un nido
da riposare: riposare, e ancora
128gettare in sogno quel lontano grido:


Will you buy... per Chicago Baltimora.
buy images... per Troy, Memphis, Atlanta,
131con una voce che te stesso accora:

cheap! Nella notte, solo in mezzo a tanta
gente; cheap! cheap! tra un urlerìo che opprime;
134cheap!... Finalmente un altro odi, che canta...

Tu non sai come, intorno a te le cime
sono dell’Alpi, in cui si arrossa il cielo:
137chi canta, è il gallo sopra il tuo concime.

“La mi’ Merica! Quando entra quel gelo,
ch’uno ritrova quella stufa roggia
140per il gran coke, e si rià, poor fellow!

va pur via, battuto dalla pioggia.
Trova un farm. You want buy? Mostra il baschetto.
143Un uomo compra tutto. Anche, l’alloggia!„

Diceva alcuno; ed assentiano al detto
gli altri seduti entro la casa nera,
146più nera sotto il bianco orlo del tetto.

Uno guardò la piccola straniera,
prima non vista, muta, che tossì.
149You like this country...„ Ella negò severa:

Oh no! Bad Italy! Bad Italy!


vii


Italy allora s’adirò davvero!
Piovve; e la pioggia cancellò dal tetto
153quel po’ di bianco, e fece tutto nero.

Il cielo, parve che si fosse stretto,
e rovesciava acquate sopra acquate!
156O ferraietto, corto e maledetto!

Ghita diceva: “Mamma, a che filate?
Nessuna fila in Mèrica. Son usi
159d’una volta, del tempo delle fate.

Oh yes! Filare! Assai mi ci confusi
da bimba. Or c’è la macchina che scocca
162d’un frullo solo centomila fusi.

Oh yes! Ben altro che la vostra ròcca!
E fila unito. E duole poi la vita
165e ci si sente prosciugar la bocca!„

La mamma allora con le magre dita
le sue gugliate traea giù più rare,
168perchè ciascuna fosse bella unita.

Vedea le fate, le vedea scoccare
fusi a migliaia, e s’indugiava a lungo
171nel suo cantuccio presso il focolare.


Diceva: “Andate a letto, io vi raggiungo„
Vedea le mille fate nelle grotte
174illuminate. A lei faceva il fungo

la lucernina nell’oscura notte.


viii


Pioveva sempre. Forse uscian, la notte,
le stelle, un poco, ad ascoltar per tutto
178gemer le doccie e ciangottar le grotte.

Un poco, appena. Dopo, era più brutto:
piovea più forte dopo la quiete.
181O ferraiuzzo, piccolino e putto!

Ghita diceva: “Madre, a che tessete?
Là, può comprare, a pochi cents, chi vuole,
184cambrì, percalli, lustri come sete.

E poi la vita dite che vi duole!
C’è dei telari in Mèrica, in cui vanno
187ogni minuto centomila spole.

E ce n’ha mille ogni città, che fanno
ciascuno tanta tela in uno scatto,
190quanta voi non ne fate in capo all’anno„

Dicea la mamma: „Il braccio ch’io ricatto
bel bello, vuole diventar rotello.
193O figlia, più non è da fare, il fatto„


E tendeva col subbio e col subbiello
altre fila. La bimba, lì, da un canto,
196mettea nello spoletto altro cannello.

Stava lì buona come ad un incanto,
in quel celliere dalla vòlta bassa,
199Molly, e tossiva un poco, ma soltanto

tra il rumore dei licci e della cassa.


ix


Tra il rumore dei licci e della cassa
tossiva, che la nonna non sentisse.
203La nonna spesso le dicea: “Ti passa?„

Yes, rispondeva. Un giorno poi le disse:
“Non venir qui!„ Ma ella ci veniva,
206e stava lì con le pupille fisse.

Godeva di guardare la giuliva
danza dei licci, e di tenere in mano
209la navicella lucida d’oliva.

Stava lì buona a’ piedi d’un soppiano;
girava l’aspo, riempìa cannelli,
212e poi tossiva dentro sè pian piano.

Un giorno che veniva acqua a ruscelli,
fissò la nonna, e chiese: “Die?„ La nonna
215le carezzava i morbidi capelli.


La bimba allora piano per la gonna
le salì, le si stese sui ginocchi:
218Die?„ “E che t’ho a dir io povera donna?„

La bimba allora chiuse un poco gli occhi:
Die! Die!„ La nonna sussurrò: “dormire?„
221No! No!„ La bimba chiuse anche più gli occhi,

s’abbandonò per più che non dormire,
piegò le mani, sopra il petto: “Die!
224 Die! Die!„ La nonna balbettò: “morire!„

Oh yes! Molly morire in Italy!

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