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Italy allora n’ebbe tanta pena.
Povera Molly! E venne un vento buono
3che spazzò l’aria che tornò serena.
Vieni, poor Molly! Vieni! Dove sono
le nubi? In cielo non c’è più che poca
6nebbia, una pace, un senso di perdono,
di quando il bimbo perdonato ha roca
ancor la voce; all’angolo degli occhi
9c’era una stilla, e cade, mentre gioca.
Vieni, poor Molly! Porta i tuoi balocchi.
Dove sono le nubi nere nere?
12Qualche lagrima sgocciola dai fiocchi
delle avellane, e brilla nel cadere.
Porta the doll, la bambola, che viene,
povera Doll, anch’essa dal paese
16lontano, ed essa ti capisce bene.
E quando tu le parli per inglese,
presso le guancie pallide ti pone
19le sue color di rosa d’ogni mese.
Dal suo lettino lucido, d’ottone,
levala su, che l’uggia non la vinca.
22Non dorme, vedi. Vedi, dal cantone
sgrana que’ suoi due fiori di pervinca.
O Moll e Doll, venite! Ora comincia
il tempo bello. Udite un campanello
26che in mezzo al cielo dondola? È la cincia.
O Moll e Doll, comincia il tempo bello.
Udite lo squillar d’una fanfara
29che corre il cielo rapida? È il fringuello.
Fringuello e cincia ognuno già prepara
per il suo nido il mustio e il ragnatelo;
32e d’ora in ora primavera a gara
cantano, uno sul pero, uno sul melo.
Altre due voci ora dal monte al piano
s’incontrano: uno scampanare a festa,
36con un altro più piano e più lontano.
L’una tripudia, e i mille echi ridesta
del monte, bianco ancora un po’ di neve.
39Di tanto in tanto ecco la voce mesta;
ecco un rintocco, appena appena un breve
colpo, che pare così lungo al cuore!
42No, non vorrebbe, o gente, no; ma deve.
C’è là chi sposa, ma c’è qua chi muore.
Buoni villaggi che vivete intorno
al verde fiume, e di comune intesa
46vi dite tutto ciò che fate il giorno!
Si levano. Ora vanno tutti in chiesa,
ora son tutti a desinare, ed ora
49c’è in ogni casa la lucerna accesa.
Poi quando immersi ad aspettar l’aurora
sembrano tutti, ecco più su più giù,
52più qua più là, le loro voci ancora.
Pensano a quelli che non sono più...
Lèvati, Molly. Gente odo parlare
la tua parlata. Sono qui. Cammina,
56se vuoi vederle. Hanno passato il mare.
Fanno un brusìo nell’ora mattutina!
Ma il vecchio Lupo dorme e non abbaia.
59È buona gente e fu già sua vicina.
Vengono e vanno, su e giù dall’aia
alla lor casa che da un pezzo è vuota.
62Oh! La lor casa, sotto la grondaia,
non gli par brutta, ben che sia di mota!
Sweet... Sweet... Ho inteso quel lor dolce grido
dalle tue labbra... Sweet, uscendo fuori
66e sweet sweet sweet, nel ritornare al nido.
Palpiti a volo limpidi e sonori,
gorgheggi a fermo teneri e soavi,
69battere d’ali e battere di cuori!
In questa casa che tu bad chiamavi,
black, nera, sì, dal tempo e dal lavoro,
72son le lor case, là, sotto le travi,
di mota sì, ma così sweet per loro!
O rondinella nata in oltremare!
Quando vanno le rondini, e qui resta
76il nido solo, oh! Che dolente andare!
Non c’è più cibo qui per loro, e mesta
la terra e freddo è il cielo, tra l’affanno
79dei venti e lo scrosciar della tempesta.
Non c’è più cibo. Vanno. Torneranno?
Lasciano la lor casa senza porta.
82Tornano tutte al rifiorir dell’anno!
Quella che no, di’ che non può; ch’è morta.
Quando tu sei venuta, o rondinella,
t’hanno pur salutata le campane;
86ti venne incontro il nonno con l’ombrella,
ti s’è strusciato alle gambine il cane.
Pioveva; ma tu, bimba eri coperta;
89trovasti in casa il latte caldo e il pane.
Il tuo nonno ansimava su per l’erta,
la tua nonna pregava al focolare.
92Brutta la casa, sì ma era aperta,
o mia figliuola nata in oltremare!
Ha la pena da parte, oggi, e la vita
gli sente, e il capo, alla tua nonna, e il cuore;
96e siede al focolare infreddolita.
Ieri si colse malva ed erbe more.
Oggi sta peggio. Ha due rosette rosse,
99che non le ha fatte il fuoco che rimuore.
Molly, tu vieni e guardi. Ecco, ha la tosse
che avevi tu. Tosse ogni tanto un po’.
102Sta lì nel canto come non ci fosse.
E non tesse e non fila. Oggi non può.
Ha tessuto e filato, anche ha zappato,
anche ha vangato, anche ha portato, oh! tanto
106che adesso stenta a riavere il fiato!
O dolce Molly, tu le porti accanto
Doll nel lettino lucido, e tu resti
109con loro... Tanto faticato e pianto!
pianto in vedere i figli o senza vesti
o senza scarpe o senza pane! Pianto
112poi di nascosto, per non far più mesti
i figli che... diceano addio, col canto!
Addio, dunque! Ed anch’essa, Italy, vede,
Italy piange. Hanno un po’ più fardello
116che le rondini, e meno hanno di fede.
Si muove con un muglio alto il vascello.
Essi, in disparte, con lo sguardo vano,
119mangiano qua e là pane e coltello.
E alcun li tende, il pane da una mano,
l’altro dall’altra, torbido ed anelo,
122al patrio lido, sempre più lontano
e più celeste, fin che si fa cielo.
Cielo, e non altro, cielo alto e profondo,
cielo deserto. O patria delle stelle!
126O sola patria agli orfani del mondo!
Vanno serrando i denti e le mascelle,
serrando dentro il cuore una minaccia
129ribelle, e un pianto forse più ribelle.
Offrono cheap la roba, cheap le braccia,
indifferenti al tacito diniego;
132e cheap la vita, e tutto cheap; e in faccia
no, dietro mormorare odono: Dego!
Ma senti, Molly? Dopo pioggie e brume
e nevi e ghiacci, con la sua gran voce
136canta passando a piè dei monti il fiume.
Passa sotto la gran Pania alla Croce
cantando, ed una lunga nube appare,
139bianca di sole, al suo passar veloce.
Passa cantando: Al mare! Al mare! Al mare!
e l’Alpe azzurra ne rimbomba in cerchio,
142e il cielo azzurro vede là fumare
l’alito che si lascia addietro il Serchio.
O fiumi, o delle rupi e dei ghiacciai
figli rubesti, che precipitate
146a pazza corsa senza posar mai,
con l’eterno fragor delle cascate,
ruzzando come giovani giganti,
149senza perchè, per atterrir le fate
delle montagne; e trascinate infranti
boschi e tuguri, urtate le città,
152struggete i campi, sempre avanti, avanti,
avanti, pieni di serenità...
Acqua perenne, ottima e pessima, ora
morte ora vita, acqua, diventa luce!
156acqua, diventa fiamma! acqua, lavora!
Lavora dove l’uomo ti conduce;
e veemente come l’uragano,
159vigile come femmina che cuce,
trasforma il ferro, il lino, il legno, il grano;
manda i pesanti traini come spole
162labili; rendi l’operare umano
facile e grande come quel del Sole!
La madre li vuol tutti alla sua mensa
i figli suoi. Qual madre è mai, che gli uni
166sazia, ed a gli altri, a tanti, ai più, non pensa?
Siedono a lungo qua e là digiuni;
tacciono, tralasciati nel banchetto
169patrio, come bastardi, ombre, nessuni;
guardano intorno, e quindi sè nel petto;
sentono su la lingua arida il sale
172delle lagrime; alfine, a capo eretto,
escono, poi fuggono, poi: ― Sii male...
Non maledite! Vostra madre piange
su voi, che ai salci sospendete i gravi
176picconi, in riva all’Obi, al Congo, al Gange.
Ma d’ogni terra ove è sudor di schiavi,
di sottoterra ove è stridor di denti,
179dal ponte ingombro delle nere navi,
vi chiamerà l’antica madre, o genti,
in una sfolgorante alba che viene,
182con un suo grande ululo ai quattro venti
fatto balzare dalle sue sirene.
Non piangere, poor Molly! Esci, fa piano,
lascia la nonna lì sotto il lenzuolo
186di tela grossa ch’ella fece a mano.
T’amava, oh! sì! Tu ne imparavi a volo
qualche parola bella che balbetti:
189essa da te solo quel die, die solo!
Lascia lì Doll, lasciali accosto i letti,
piccolo e grande. Doll è savia, e tace,
192né dorme: ha gli occhi aperti e par che aspetti
che li apra l’altra, ch’ora dorme in pace.
Prima d’andare, vieni al camposanto,
s’hai da ridire come qua si tiene.
Stridono i bombi intorno ai fior d’acanto,
197ronzano l’api intorno le verbene.
E qui tra tanto sussurrio riposa
la cara nonna che ti volle bene.
O Molly! O Molly! Prendi su qualcosa,
201prima d’andare, e portalo con te.
Non un geranio né un boccio di rosa,
prendi sol un non-ti-scordar-di-me!
“Ioe, bona cianza!...„ “Ghita, state bene!...„
205“Good bye„ “L’avete presa la ticchetta?„
“Oh yes„ “Che barco?„ “Il prinzessin Irene„
L’un dopo l’altro dava a Ioe la stretta
lunga di mano. “Salutate il tale„
209“Yes, servirò„ “Come partite in fretta!„
Scendean le donne in zoccoli le scale
per veder Ghita. Sopra il suo cappello
212c’era una fifa con aperte l’ale.
“Se vedete il mi’ babbo... il mi’ fratello...
il mi’ cognato...„ “Oh yes„ “Un bel passaggio
215vi tocca, o Ghita. Il tempo è fermo al bello„
“Oh yes„ Facea pur bello! Ogni villaggio
ridea nel sole sopra le colline.
218Sfiorian le rose da’ rosai di maggio.
Sweet sweet... era un sussurro senza fine
nel cielo azzurro. Rosea, bionda, e mesta,
221Molly era in mezzo ai bimbi e alle bambine.
Il nonno, solo, in là volgea la testa
bianca. Sonava intorno mezzodì.
224Chiedeano i bimbi con vocìo di festa:
“Tornerai, Molly?„ Rispondeva: ― Sì! ―