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Libro primo - Oblivia Libro primo - Sera d'estate


Seduto qui tra 'l susurrio de l'aure
sotto quest'alto pino,
in faccia a' colli, a la marina cerula,
a 'l tramonto divino,

5da 'l cor ti mando questo grato cantico,
o Firenze lontana,
e dietro a lui fremente slancio l'anima
ad una ebrezza strana.

Come una schiera di loquaci rondini
10le strofe mie gentili
verranno a riposarsi su le cupole
e sopra i campanili;

e poi tutte comprese da' tuoi fascini
in folleggiante coro
15ti diranno per me con dolce eloquio:
- O Firenze, t'adoro! -

Quanti ricordi ne 'l mio petto susciti
co 'l tuo nome soltanto,
o regina de l'Arno, o mia florivola
20inspiratrice al canto!

Quanti ricordi di possenti palpiti
e di sognati amori,
di illusïoni care, di delirii,
e di superbi ardori!...

25Che bei momenti sotto le marmoree
volte di Santa Croce,
presso l'urne de' Grandi ove pareami
d'udir spesso una voce,

mentre passavan mille raggi tremoli
30pe' vetri istorïati
a rompere l'orror de l'ombre mistiche
sotto gli archi slanciati,

e l'organo gittava ne gli spazii
le vaste onde sonore
35come un inno di gloria a l'Invisibile,
come un inno d'amore!

O tesori de l'Arte, o grandi immagini
d'una gloria fuggita,
davanti a cui co' l'alma in grembo a' secoli
40io passerei la vita,

ridite voi le mie feconde lagrime
ed il fremito altero,
tutte le febbri generose, e gl'impeti
audaci de 'l pensiero!...

45Eran belli, o mia Fiorenza, i taciti
meriggi su' tuoi campi,
quando a 'l flagrante solleon splendeano
tutti i vetri di lampi,

ed io correva insiem co' le libellule
50fra la messe matura,
e m'esultava a' polsi il sangue fervido
in faccia a la Natura!

Da le vette di Fiesole su 'l vespero
sovente io t'ho mirata
55tutta distesa ne la valle florida
come sognante fata:

ti salutava il Sol co' baci rosei,
co' risi di viola,
con quell'arcano e prepotente fascino
60che sfugge a la parola;

cantando gli stornelli in schietto eloquio
passava una villana
da' fianchi baldanzosi, da le guancie
color di melagrana;

65venian da lunge mille blandi effluvii
e gorgheggi d'augelli
con certe ondate larghe che fremeano
ne' miei folti capelli;

ed io pensavo a tante cose splendide
70lento sfogliando un ramo,
e riguardando il Campanil ch'ergeasi
svelto, come un ricamo...

Erano belle le tue notti limpide
ne 'l sorriso de' colli,
75mentre la luna spargeva tra gli alberi
splendori ed ombre molli,

e l'Arno bisbigliava insiem co' l'aure
un colloquio leggero,
mesto come sospir d'amante, armonico
80quale un canto d'Omero!

Surgëano a l'azzurro ciel le cupole
de' templi maestosi,
le torri foscheggianti, gli antichissimi
palagi paurosi,

85le statue ne 'l chiarore s'animavano
sopra la base immota,
mentre un tremolo canto dileguavasi
per una via remota,

e da' felici giardini spandeasi
90un provocante odore,
ed io pensavo all'Alighieri e all'estasi
de 'l suo sublime amore,

quando i guerrier reddìan da le vittorie
co' i gonfaloni avanti,
95tra le corone, i cantici de 'l popolo,
le musiche festanti,

e dai dômi marmorëi salìano
gl'incensi e le preghiere
per la salute de la gran Repubblica
100contro l'armi straniere;

quando a 'l bel sole de 'l fiorito maggio
di sotto a' padiglioni
coronati di rose i lieti giovani
mesceano gl'inni e i suoni,

105in ordin lungo le ridenti vergini
di mirto redimite
ivan danzando per le piazze splendide
per le strade gremite,

ed in mezzo a' clamori ed a gli strepiti
110de 'l popolo esultante,
- Ov'è il disìo de gli occhi miei? - la giovine
Musa cantava a Dante.

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