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PRIMO CANTO INTORNO ALL’ARA
Dalle due pàrodoi entrano nell' orchestra le Oceanine, e, aggruppate intorno all’altare di Diòniso, danzano con lente evoluzioni, e cantano.
Strofe I
Per te gemo, Promèteo,
pel tuo destino acerbo.
Da la palpebra molle
versando un rivo di stillanti lagrime,
le mie gote bagnai d’umide polle.
Ché il suo poter superbo
con l’arbitrio di sí miseri scempi
ostenta Giove ai Numi che l’imperio
ebbero ai prischi tempi.
Antistrofe I
Tutta la terra un ululo
alza per te di duolo.
La tua magnificenza
piangon quanti han dimora ai lidi d’Espero,
e il prisco onor di te, di tua semenza.
E quante il sacro suolo
abitano de l’Asia umane genti,
delle torture tue senton, Promèteo,
pietà, dei tuoi lamenti.
Strofe II
E della terra Colchide
le abitatrici vergini
non mai sazie di guerra1;
e d’intorno al Meòtide
stagno le turbe scitiche,
ai confin’ della terra;
Antistrofe II
e il prode fior d’Arabia,
la cui città sul Caucaso
surge, su vette estreme2,
formidoloso esercito,
che, recinto da cuspidi
di lance aguzze, freme.
Strofe III
Un altro Nume solo
stretto ne l’adamante
d’obbrobrïosi vincoli
pria d’ora io vidi: Atlante
Titano. A lui su gli òmeri
tutta la terra preme
ed il sidereo polo:
egli, sotto quel peso orrido, geme.
Antistrofe III
E del pelago l’onde
gridano insiem con lui:
gemiti manda il bàratro.
ed i recessi bui
dell’Ade sotterraneo
rombano: le sorgenti,
le linfe pure e monde
dei fiumi, piangon miseri lamenti.
Compiute le evoluzioni, le Oceanine si volgono verso Promèteo.
- ↑ [p. 354 modifica]Le vergini abitatrici della Colchide sono le Amazzoni.
- ↑ [p. 354 modifica]Questi Arabi sul Caucaso sono un po’ strani. Può essere che qui ci sia una corruzione.