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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Antonio Zampieri


II


Quando il Pittore ad animar rivolto
     Irene in tele al bel lavor s’accinse,
     La fronte, il ciglio, il labbro, il crin distinse,
     E quanto in viso ha di bellezza accolto.
5Poi nel pensier di viril cuore involto
     Vago formò giovine Eroe, cui cinse
     D’usbergo il petto, e al vivo in un dipinse
     Marte al genio guerrier, Venere al volto.
Tratta a fin l’opra, un non so che splendea
     10In lei di qualità più che terrene:
     Marte non era, e non d’Amor la Dea.
Ma sotto le sembianze alme, e serene,
     Tra il Bello, e ’l Fiero era una mista idea
     Di Venere, e di Marte; ed era Irene.

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