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Misura sua possanza
Caduca o frale, ei sbigottisce e teme;
Ma se di Dio la mano,
5Che ogni potere avanza,
Ei prende a riguardar, cresce la speme:
Ira di mar, che freme
Per atroce tempesta,
Ferro orgoglioso, che le squadre ancida,
10Non turba e non arresta
Vero ardimento, che nel ciel confida.
Sento quaggiù parlarsi:
‘ Un piccioletto regno
A vasto impero perchè dar battaglia?
15Alpe non può crollarsi;
E di leon disdegno
Non è da risvegliar. perchè t’assaglia.’
Meco non vo’ che vaglia
Sì sconsigliata voce,
20Ed ella Gedeon già non commosse,
Quando scese feroce
Nell’ima valle, e ’l Madïan percosse.
Ei, gran campo raccolto
Di numerose schiere,
25Vegghiava a scampo del natio paese;
E da lunge non molto
Spiegavano bandiere
Gli stuoli pronti alle nemiche offese.
Ed ecco a dir gli prese
30II Re dell’auree stelle:
‘ Troppa gente è con te, parte sen vada;
Crederebbe Israelle
Vittoria aver per la sua propria spada.’
Quivi il fedel campione
35Di gente coraggiosa
Sol trecento guerrier seco ritenne:
Poscia per la stagione
Dell’aria tenebrosa
Le squadre avverse ad assalir sen’ venne;
40Poco il furor sostenne
La nemica falange;
Ei gli sparse e disperse in un momento;
Febo, ch’esce dal Gange,
Le nebbie intorno a sè strugge più lento.
45Così gli empi sen vanno,
Se sorge il gran Tonante,
Della cui destra ogni vittoria è dono:
Il Trace è gran tiranno,
Ma sue forze cotante
50Nè di dïaspro nè d’acciar non sono.
Forse indarno ragiono?
Ah no, ch’oggi sospira
Algier de’ legni suoi l’aspra ventura,
E Prevesa rimira
55De’ bronzi tonator nude sue mura.
Diffonde Etruria gridi,
Gridi che vanno al cielo.
Al ciel seren per nostre glorie e lieto;
Così nei cori infidi
60Spandi temenza e gelo,
Gran Ferdinando, per divin decreto.
Mal volentier m’accheto;
Nocchier, che i remi piega
In bella calma, empie di gaudio il petto;
65Consigli di virtù, prende diletto.
Popolo sciocco e cieco,
Che militar trofei
Speri da turba in guerreggiar maestra,
Quali squadre ebbe seco
70Sanson tra’ Filistei,
Quando innalzò la formidabil destra?
Ei da spelonca alpestra
S’espose in larga piaggia
A spade, ad aste di suo strazio vaghe,
75Quasi fera selvaggia
Data in teatro a popolari piaghe.
Ma, sparsi in pezzi i nodi,
Onde si trasse avvinto,
D’acerba guerra suscitò tempesta;
80Per sì miseri modi
All’esercito vinto
La forza di sua man fe’ manifesta:
E sull’ora funesta
Per lui non s’armò gente,
85Nè di faretra egli avventò quadrella:
Ma vibrò solamente
D’un estinto asinel frale mascella.
Al fin chi lo soccorse
Dentro Gaza, là dove
90Le gravissime porte egli divelse:
E rapido sen corse,
Incredibili prove!
E le portò sulle montagne eccelse?
Die fu, Dio, che lo scelse,
95E di fulgidi rai
Sì chiaro il fece ed illustrollo allora:
Nè perirai giammai
Chi s’arma, e del gran Dio le leggi adora.