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Quando potrò io dir — Dolce mio Dio,
Per la tua gran virtute
Or m’hai tu posto d’ogni guerra in pace.
Lasso!, che gli occhi miei, com’io disìo,
Vegghin quella salute5
Che dopo affanno riposar ne face! —
Quando potrò io dir — Signor verace,
Or m’hai tu tratto d’ogni scuritate;
Or liberato son d’ogni martìro;
Però ch’io veggio e miro10
Quella ch’è dea d’ogni gentil beltate,
E m’empie tutto di suavitate. —
Increscati oggi mai, signor possente
Che l’alto ciel distringi.
Della battaglia de’ sospir ch’io porto,15
E della guerra mia dentro la mente
Là ove tu dipingi
Quel che rimira l’intelletto accorto!
Increscati del cor, che giace morto
Da Amor con quella sua dolce saetta20
Che fabbricata fu del suo piacere;
Nel qual sempre vedere
Tu mi facesti quella donna eletta,
Cui d’ubbidir agli angeli diletta.
Muoviti, signor mio cui solo adoro,25
Signor cui tanto chiamo,
Signor mio solo a cui mi raccomando,
Deh moviti a pietà! vedi ch’io moro;
Vedi per te quant’amo;
Vedi per te quante lagrime spando!30
Ahi, signor mio, non sofferir che, amando,
Da me si parta l’anima mia trista,
Che fu sì lieta di quella sentita!
Vedi che poca vita
Rimasa è in me, se non se ne racquista35
Per grazia sol della beata vista.
Canzon, tu puoi ben dire,
S’a pietà non si muove il mio signore,
Alla mia donna, che già mai redire
Non spero e che 'l dolore40
In breve tempo mi farà finire.