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Questo testo fa parte della raccolta Rime scelte di poeti del secolo XIV


A DETESTAZIONE DE’ GIUOCHI DI VENTURA


     Quanto la vita mia si meni amara,
S’avessi cento lingue, non saprei
Narrare, e tutti gli affanni miei,
4E il perdimento dell’alma sì cara.
     Di tutto n’è cagion la brutta zara:
Che viver con virtù più non saprei,
Se non fosse l’aiuto di colei
8Che a’ miei crudi accidenti sempre para.
     Io mi trovo distrutto dell’avere
Per te, vizioso giuoco; perdo e vinco,
11E Cristo e i santi ho messo in non calere;
     E il corpo n’è sì stanco lasso e vinto
Che in vita più non posso sostenere,
14Benché nel viso lo porti dipinto.
          Nè mai non ebbi vinto,
Che la ragione mi stesse del pari:
17Avrei caro il morir più che i denari.

(Dal vol. II delle Poesie italiane inedite raccolte da Francesco Trucchi, che lo estrasse dal cod. 1009 strozz.)

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