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La guittarìa È tardi
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

QUARTO, ALLOGGIÀ LI PELLEGRINI.1

     Ahù, bbocchin de mèle, occhi de foco,
Faccia de perzicuccia de Scandrijja!2
Faressi in nner tu’ letto un po’ dde loco
4A sto povero fijjo de famijja?

     Nun te ne pentirai, perch’io so’ ccoco,
E in ner tigàme assaggerai ’na trijja
Scojjonata3 pe’ tté, ggrossa e vvermijja,
8Che in de la panza te farà un bèr gioco.

     Mòvete a ccompassione d’un regazzo
Iggnud’e ccrudo,4 senza casa e ttetto,
11Tu che mmetti li cònzoli in palazzo.5

     Se riccapezza inzomma sto buscetto,
Già che mmó è nnotte e qui nun vedo un c....6
14Che t’impedischi d’arifajje er letto?

A Valcimara, 28 settembre 1831.

  1. [La quarta delle sette opere di misericordia corporali. E dice quarto, non quarta, perchè nel catechismo si suole appunto classificarle col primo, secondo, ecc.]
  2. Scandriglia è un paese della Sabina rinomata per grosse e saporose pesche, dette a Roma pèrziche.
  3. Formazione maliziosa di un vocabolo equivoco, la cui perifrasi sarebbe nata di scoglio, o sopra di scoglio.
  4. Così dicesi di chi non ha attorno che cenciolini.
  5. [Mettere i consoli in palazzo, si dice di chi non fa nulla, o di chi fa una cosa piccola e si dà l’aria di farne una grande. Qui però la frase è usata anfibologicamente. — Cfr. la nota 1 del sonetto: Er carzolaro ecc. (2), 14 genn. 33.]
  6. Equivoco di nulla.

Note

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