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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Orazio Petrochi


II1


Questa, che miri di cadere in atto,
     Già da tremendo fulmine percossa,
     Tomba è di quello che fè l’onda rossa
     Da’ suoi destrieri per l’arena tratto.
5E mal per lui s’era mancato al parto
     Del sommo Giove; ma d’Amor commossa
     Potè Diana (e che v’ha, che Amor non possa?)
     Qui trarlo salvo con pietoso ratto
Finchè cedendo nuovamente al Fato,
     10In questa poi raccolse Urna funesta
     Le smorte membra del suo Virbio amato:
Ma Giove alfin, cui nulla ascoso resta,
     Contra dell’Urna de’ suoi strali armaio
     Ne atterrò parte, e vi riman sol questa.

  1. Sepolcro d’Ippolito.

Note

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