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Questo testo fa parte della raccolta Antonino Galeani
V
IL DONO DEL LEPRE
Questo bel leprettin, ch’a me dal braccio
pendente prigionier l’orecchio rese,
ch’ognor fa, ranicchiandosi, difese,
per levare a te ’l dono, a sé l’impaccio;
non fu tolto al covile o còlto al laccio,
di degno cacciator men degne imprese;
ma questo piè col piè di lui contese,
se ben rovescio ne cadei sul ghiaccio.
Non sprezzar, Lilla, il don, che, se nol sai,
accresce la beltá s’è cibo a noi.
Tienlo, ché fuggirá; stringi, che fai?
Ma che guardi? che ridi? e che dir vuoi?
Ch’esser bella e fugace imparerai?
Piú bella e piú fugace esser non puoi.
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