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CONSTRICTOR
Vaga la luna — tutto è sonno, pace.
Il mondo tace. — Nei caldi orizzonti
S’ergono i monti — come gruppi vari
Oliba! vezzosa conchiglia di mar!
Disciogli le chiome foltissime e brune.
Medusa fatale dal fosco raggiar.
L’oscuro zendado ti togli da testa,
Discopri la luce freddissima e mesta
Di quella tua fronte ch’io voglio mirar.
Disfama le ardenti pupille digiune,
Oliba! sirena dell’adrie lagune,
Oliba! vezzosa conchiglia di mar ».
(Ma Oliba non move nè voce nè passo,
E il Re maledetto
« Oliba! per l’aure del lido natale,
Oliba! pei canti del tuo gondolier!
T’appressa alla coltre del letto regale,
Mia vergine muta dai bianchi pensier.
L’amore dell’uomo, fanciulla, è più bello
Che quel del lïone, che quel del torello.
T’accosta e ti posa sul molle guanciale,
Oliba! per l’aure del lido natale,
Oliba! pei canti del tuo gondolier!»
(Ma Oliba non muove nè voce nè passo,
E il Re maledetto
« Oliba! per l’atra mannaia del boia!
Oliba! pel sacro furore del Re!
Per l’acre geènna! per l’Orco e la foja!
Pei mille assassinj che pesan su me!
T’accosta, o fanciulla dal sen di cammèo,
Dal crin di basalte, dall’occhio giudèo,
Non far ch’io demente ti schiacci col piè!
L’ansante tuo petto m’innondi di gioia!
Oliba! per l’atra mannaja del boja!
Oliba! pel sacro furore del Re! »
(Ma Oliba non muove nè voce nè passo.
E il Re maledetto
Urla il Duca, ed un serpente
Sul terrea le ondose anella
Negre, viscide, lucenti,
Già distese e si drizzò;
Già sui piè d’Oliba bella
Pone il grifo e già co’ denti
L’ampio velo ne strappò....
Già la cinghia e già la serra,
Già l’avvince e già l’atterra
Strascinandola sul suol!
Roteante — striscïante
Già depon la smorta amante
Sovra il tepido lenzuol!
Oh spavento! in stretto morso
Su d’Oliba e su Re Orso
Si ringroppa il mostro ancor,
Già i due corpi in un serrati,
Trucemente soffocati