< Rime (Alberti)
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     Io miro, Amor, la terra e i fiumi e Tonde,
gli ucelli e i poggi, e’ fior, le fronde e l’erbe,
e’ lauri, e’ mirti, e i pin, gli abeti e i faggi,
la nona ispera e l’altre u’ son le stelle,
5l’infime sette che i pianeti alberga,
e poi mi volgo alla leggiadra donna.
     Tutte son nulla fuor che questa donna,
che eclissa el sole e fa intorbidar Tonde,
e sol risplende el mondo ov’ella alberga,
10over dove col bel pie’ priema l’erbe
e fa sparir nel ciel tutte le stelle,
sedendo a l’ombra de’ ginepri e faggi.
     E io che seguo per selve e per faggi
questa gentil, onesta e vaga donna,
15pria ch’io la giunga, salirà a le stelle
mirando in giuso l’emisperio e Tonde,
e ’l nostro mortai pondo e l’aride erbe,
sorridendo del loco u’ l’alma alberga.
     Quando varco là dove Amor alberga,
20che meglio mi sarebbe andar per faggi
bevendo l’acqua e degustando l’erbe,
parlando meco de la cara donna,
mi mostra come a le cerulee onde
si bagna questa al lume delle stelle.
     25E quando penso alle lucenti stelle
che fra le rose nel bel viso alberga,
sospir esce del cor, de gli occhi onde

da spegner foco e maculare e’ faggi,
né mi vai contra questa altera donna
30consiglio alcuno, incanti, o sugo d’erbe.
     Ma ’nanzi che sien secche tutte l’erbe,
e che le nube ascondan l’alte stelle,
io proverò se ’n questa avara donna
umiltate over pietate alberga,
35o s’ella sta come animai per faggi,
cruda sprezzando el ciel, l’abisso e l’onde.
     Non han tanta virtù le stelle e Tonde,
né l’erbe, e non son tanto duri e’ faggi,
quanto la donna che ’l mio core alberga.

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