< Rime (Andreini)
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Sonetto CLXX
Sonetto CLXIX Canzone VI

SONETTO CLXX.


D
E’ tuoi vivi color l’opera altera

Cotanto à me simil buon Fabro i’ veggio
     (O meraviglia) che non ben m’avveggio
     Qual di noi dè chiamarsi ò finta, ò vera.
Hor tua mercè la Parca iniqua, e fiera
     Vinco, non pur col suo poter guerreggio.
     Se due volte huom non muor null’altro chieggio,
     Ch’i’ non pavento horror d’ultima sera.
Sì potessi d’Apollo usando l’arte
     Pinger la tua virtù con le mie rime
     Vincend’io Saffo, se tù vinci Apelle;
Ch’alhor pennelli, e versi, e tele, e carte
     Spiegando per lo Ciel volo sublime
     D’eterna invidia infiammerian le stelle.

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