< Rime (Andreini)
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Sonetto CLXXXVI
Sonetto CLXXXV Sonetto CLXXXVII

SONETTO CLXXXVI.


H
Or che strale d’Amor più non m’offende;

Ne ’l suo velen di dolce amaro infetto
     Scorre per l’ossa; e per terreno oggetto
     La sua fiamma infernal più non m’incende;
Quel Sol, ch’eterno trà beàti splende
     M’allumi; e dolce mi riscaldi il petto,
     Sì, ch’arda sol’ in me quel puro affetto,
     Che da’ raggi purissimi discende.
Deh se priego mortal tant’alto arriva
     Opra dolce Signor che l’alma mia
     Seguendo il tuo d’ogn’altro amor sia schiva.
Purghi ’l suo error tua fiamma e santa, e pia;
     Onde fatta serena in tè sol viva.
     Pur tua pietade gli altrui falli oblìa.

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