< Rime (Andreini)
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Sonetto CXCI
Sonetto CXC Sonetto CXCII

SONETTO CXCI.


V
Oi cui l’ardor d’amor, l’ardor de gli anni

Movono cruda, e perigliosa guerra
     Mentre le forze sue vaga disserra
     Frale beltà con micidiali inganni,
Torcete il pie’ da gli ostinati affanni
     Colpa di cui l’alma s’afflige, ed erra;
     E pria siate nud’ombra, e poca terra
     Volgete i lumi à quegli eterni scanni.
Del vostro breve giorno ah non vogliate
     L’hore più belle consumar nel pianto,
     Che vano empio desir dal sen v’elice.
Come v’inganna questo senso tanto,
     Che l’eterna fuggite, alma beltate?
     Chi sprezza il Mondo al Mondo è sol felice.

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