< Rime (Andreini)
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Sonetto CXLI
Scherzo VIII Capitolo II

SONETTO CXLI.


S
I dolce è ’l guardo, che ’l mio core invesca,

Ch’ogni amaro martir mi sembra un gioco;
E bramo sol,che ’l mio vivace foco
     Per nutrimento suo non prend’altr’esca;
Nè fia giamai che ’l sospirar m’incresca,
     Anzi pur mi fia caro il tempo, e ’l loco
     Là vè prim’arsi; e se l’incendio è poco
     Leghimi Amor sì, ch’io di man non gli esca.
Mì leghi, e ’n me col suo dorato strale
     Raddoppi il colpo; e l’amorose pene,
     Che tanto lieta io son, quant’ei m’assale.
Come à lui piace ogni mia voglia affrene;
     Pascasi del mio duolo; à me non cale;
     Che dolce è ’l mal, se da un bel viso viene.

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