< Rime (Andreini)
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Sonetto CXLIV
Sonetto CXLIII Sonetto CXLV

SONETTO CXLIV.


A
Rsi molt’anni; e per cangiar di loco

Non s’estinse giamai l’ardor cocente;

     Ond’io temei d’incenerir sovente,
     Quand’altri il mio languir prendeasi in gioco.
S’intrpidì ben la mia fiamma un poco
     Nel fuggir de’ begli occhi il raggio ardente;
     Ma ’l novo folgorar soàvemente
     Viè maggior fece, e più vivace il foco.
Sgombra dunque da me speme fallace;
     Che ben conosce il cor arso, e schernito,
     Ch’ei da l’incendio suo non può ritrarsi.
Folle chi spera amando haver mai pace,
     Foco d’Amor può ben restar sopito,
     Ma non può però mai cenere farsi.

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