< Rime (Andreini)
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Sonetto CXLIII
Sonetto CXLII Sonetto CXLIV

SONETTO CXLIII.


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Or poi che note sì soàvi, e scorte

Con celeste armonìa fiedono i venti
     Di tanti, c’hoggi à celebrarti intenti
     Han di cantar la tua grandezza in sorte,
Volino pur da tali ingegni scorte
     Tue chiare lodi à le più strane genti
     O gran Fernando, anzi à le sfere ardenti
     Vincitrici del Tempo, e de la Morte;
Che forse in tanto fia, c’humil cornice
     Canti quella virtù sublime, quella
     Virtù, ch’è del tu’honor la base antica;
Nè biasmo fia; che spesso herba infelice
     Tra’ fior si scorge, e presso ad empia stella
     N’appar sovente fida stella amica.

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