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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto CXXXI
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SONETTO CXXXI.
H
Or che pieno d’ardor fremendo rugge Il celeste Leon Filli te n’ vai;
E per te stessa pure intendi, e sai
Com’egli i campi, e gli animali strugge.
Già di Liguria il vago suol non fugge;
Onde seguir il tuo pensier potrai.
Deh cedi à lui, che con gli ardenti rài
Avido il sangue da le vene hor sugge;
E se pur fisso hai di partir, almeno
Questo schermo a l’arsura ancor che lieve
In don prender da me non ti sia greve;
Ed ella. ah ben mi porgi ò mio Fileno
Riparo incontr’al Sol, che ’n Ciel risplende,
Ma dal Sol, c’hò nel cor chi mi difende?
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