< Rime (Andreini)
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Sonetto LXIII
Sonetto LXII Sonetto LXIV

SONETTO LXIII.


C
into di neve il crin d’intorno agghiaccia

Borea crudel; ma benc’horrido, e fiero
     Sia tanto, ei già non frena il mio pensiero,
     Nè fia, che ’l suo rigor temer mi faccia.
Hor segue il piè del mio desir la traccia,
     Onde quetar lunghe fatiche io spero
     Per lui, ch’è di virtute essempio altero,
     Per lui, ch’ogn’alma in cari nodi allaccia.
Tenti l’estremo suo l’alpina asprezza,
     Sia quanto vuol canuto Verno algente.
     Vincesi il tutto col favor divino.

Invan contrasti homai, cedi Appennino.
     Viè maggior de la tua mi chiama altezza,
     Per cui non teme il giel mia fiamma ardente.

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