< Rime (Andreini)
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Sonetto LXVI
Epitalamio I Sonetto LXVII

SONETTO LXVI.


S
E con la man di rose al Cielo intorno

La sposa di Titon gigli, e viole
     Sparge; ne scopre, che sereno il Sole
     Trarrà dal Gange un luminoso giorno.
Così se di virtù bel raggio adorno
     Avvien, che ’n verde età l’alme console,
     D’alta gloria messaggio ei dir ne suole
     Trà più degni havrà questi un dì soggiorno.
Hor godi tù, che del tuo Sole stesso
     Fatto Spinola se’ gioconda Aurora,
     Onde t’aspetta de le Muse il Choro.
Di nobil cetra la tua destra honora
     Febo, e già spunta in riva al gran Permesso
     Per adornarti il crin vergine Alloro.

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