< Rime (Andreini)
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Sonetto XXIX
Sonetto XXVIII Sonetto XXX

SONETTO XXIX.


C
Resci ò mia nobil fiamma, se maggiore

Puoi farti nel mio sen, cresci, poich’io
     Ogni cura mortal posta in oblìo
     Me stessa abbello in sì gradito ardore;
E tanto veggio al Ciel ergersi il core
     Quanto s’avanza il vivo incendio mio;
     Cresci dunque ardentissimo desìo,
     E ’n tè consumi ogni sua face Amore.

O quai rate, ed eccelse grazie io spero
     Dal mio leggiadro, e glorioso foco,
     Che dolcemente m’arde, e non m’ancide.
Vedrò in virtù di questo incendio altero
     Deificarmi qual novello Alcide,
     Ed haver trà le stelle un giorno loco.

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